domenica 27 aprile 2008

La dimensione del suono.

La sua chitarra..

Il passaggio del tempo sul legno è visibile e genuino.. la tecnica è disegnata sulla superficie della cassa...la scritta "Angelina" segue il bordo delle sue curve, più in basso l'australia tra due piccoli cuori...

Ora via!!!!!
La ritmica scorre nelle sue vene, la passione del tempo, dello stacco

Il rimbalzo brillante degli acuti, l'accordo ricco e latino

Il rullante e la grancassa si inseguono vorticosamente come le note spizzicate e malandrine, che non vedono l'ora di dire la loro.

La dolce malinconia e la forza del ricordo sono presenti e limpidi.

Le frazioni di secondo e silenzi ogni volta uguali e ogni volta diversi creano un senso di stupore e amabile attesa.

Magica alchimia di combinazioni per non pensare ad altro o per pensarlo con più forza.

La trasmissione dell'anima alla strumento diventa sempre pù nitida.

Scale vibranti su infinite autostrade sfrecciano in crescendo

Eccole lì le note, tutte in fila, con il biglietto in mano che aspettano il loro turno. Ancora un momento e ci sarà spazio per tutte voi.

venerdì 25 aprile 2008

Cirano e Rossana.


Credo di averci dato troppo dentro in negatività con il post su San Valentino..
..l'ho ridotto maluccio..mi sento in dovere di rimediare...

Qui di seguito riporto una parte del dialogo tra Rossana e Cirano, quella che io considero la più bella dichiarazione d'amore che sia mai stata scritta.

(Rossana dal suo balcone chiede a Cirano, quali parole le dirà..vi lascio a questo capolavoro.)

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>>Rossana:...E quali mi direte se venne un tale istante per noi?

>>Cirano: Ma quante, quante, quante

me ne verranno al labbro; senza disporle in mazzo,

gitterovvele in fascio. Esso: io v'amo, son pazzo

t'amo, soffoco, è troppo

ed il tuo nome in gola è un nodo, un cappio, un groppo.

Tutto di te io ricordo, ho di te tutto amato:

io so che un giorno, il 12 maggio, l'anno passato,

tu cambiasti, per uscire al mattin, pettinatura.

Fu come un nuovo sole, la tua capigliatura.

[...] Perchè si, voi tremate, tra le foglie qual foglia!

Perchè tu tremi, ed io sento che tu lo voglia o no,

della tua mano il tremito divino

lungo i rami discendere di questo gelsomino

>>Rossana: Si, tremo piango e t'amo, tu m'hai inebriata

>>Cirano: [...] Un bacio...è dolce la parola..un'apostrofo rosa tra le parole t'amo
..un traguardo che insieme..un avvio..

Un punto rosa acceso sulla "I" di amore mio, un bisbiglìo

alle labbra perchè l'orecchio intenda

il brivido del miele di un ape che sfaccenda

una comunione presa al petalo di un fiore

un modo lungo e lieve di respirasi il cuore e gustarsi in bocca

l'anima a poco a poco..

>>Rossana (ansimante): ..Tacete...vi prego...

>>Cirano..Si, taccio, vado a fuoco...


----Dal Cirano di Rostand, commedia eroica in 5 atti in versi, Atto 3°, nonchè commedia preferita del sottoscritto----

martedì 22 aprile 2008

Pensiero per Rino Gaetano.

Sotto i tuoi cieli si sta divinamente..
Ma come fare a spiegare parole, accenti, colori e sfumature dei tuoi testi?
Credo che la risposta si possa trovare nel ritornello di "Ad esempio a me piace il sud":
"..Se mai qualcuno capirà, sarà senz'altro un'altro come me.."
Chi ti ama veramente sa che non vuoi essere ricordato per "Gianna"...
Come se li vedessi i tuoi fans, che saltano l'oramai inflazionata "Gianna" per abbadonarsi alla poesia di "Sfiorivano le viole" o alle imprecazioni di "Escluso il cane"..e non chiudono mai il "giro" se non ascoltano "Mio fratello è figlio unico"..
Sorrido quando penso che alcuni si chiedono il perchè di alcune rime nei tuoi testi, o vogliono cercare a tutti i costi significati nascosti...
Certo, con te bisogna saper leggere tra le righe, ma non sempre..altrimenti non saresti tu..
Il Gioco stà tutto lì..
Come tutti gli interpreti che ci hanno lasciato presto anche tu sei diventato un Big..
Potrei usare la parola mito ma su di te non veste bene, meglio dire l'unico e il solo Rino.
Ed un appunto: pensare a Rino significa pensare ad un eterno ragazzo, un inimitabile Peter Pan, simbolo di gioventù con tutte le sue contraddizioni, alti e bassi...uno degli amici del gruppo, di quelli che escono con noi da sempre. Ma speciale.

lunedì 21 aprile 2008

Tratto dal mio libro tutt'ora in lavorazione..


Pomeriggio, sfogliando il giornale sul tavolo di cucina.
Improvvisamente la camera è un’ampolla di vetro.
Il vuoto.
Ecco il secondo.
Tic tac, tic tac, tic tac, tic tac.....
Il bordo delle mattonelle arancioni in cucina crea la linea divisoria che separa la zona temporale dal vuoto bianco delle pareti.
Al centro di un disegno floreale nato dall’incrocio di 4 mattonelle c’è un piccolo chiodo che regge un orologio in stile anni 70.
Pare un castello in miniatura, con due torri piatte marron scuro e la scritta argentea della marca sulla parte alta a destra.
Nel lavello le pentole rovesciate in posizione obliqua sono una muraglia d’acciaio.
I bicchieri mignon per il liquore come file di matrioske.
Alcuni spostamenti quasi impercettibili moltiplicano il suono del “tac”.
Ogni microsuono crea degli smisurati vortici concentrici attorno a se.
..Perdita di contatto..
Tic tac, tic tac, tic tac….
Ecco l’immancabile goccia che batte sul bordo di un piattino da caffè nel lavandino.
E’ un suono sbrigativo e vivace.
Sei esattamente all’interno della goccia, ma il tuo breve tragitto è interrotto da una perturbazione insidiosa.
E’ qualcuno che reclama la sua presenza con tutta la sua possenza.
E’ lui, il frigorifero. Frastuono vigoroso e perpetuo.
Prevarica, copre tutto il resto.
Voglio fermare questo abuso di potere. Ho bisogno della voce di un altro componente dell’orchestra.
Il fido orologio da parete non mi aiuta, snobbando la mia concentrazione su di lui.
Solo un altro rumore più forte può salvarmi dalle “fauci” del frigo.
SBAM!!
La persiana sbatte sul vetro della finestra. Sono salvo.
Che nuvoloni da questi vetri!!! E soprattutto questo piccione è sicuramente malato, altrimenti starebbe sul suo solito arco sotto la ringhiera invece che immobile nell’angolo.
O magari si riposa.
Ripasso dopo caro, e scoprirò se è relax da viaggio o meno.
E il tic tac di prima? Sparito.
Lo cerco riportando la camera alla concentrazione primordiale. Ma ivano.
Credo che ora non riuscirei a sentirlo neanche se staccassi l’orologio dalla parete e poggiassi l’orecchio sulla scatola degli ingranaggi.
Poco male, tornerà.
Dunque vediamo un pò...
…dov’ero rimasto?….ah si, pagina 16, il consiglio d’istituto approva….