Dei pazzi, dei violenti ed il boss


Dei primi vi dirò, di come sia fendente l'arroganza
che sbrillucica nell'innata euforia
tanto avida, pietosa, come la ratio che va via.
Di come si mantenga un opinione,
un senso categorico, in nessun caso propedeutico
ma solo buccia di facezia
tra un ghigno insulso e un principio di disgrazia.
Sono nelle mani dei violenti.


I violenti si consumano al fuoco della rabbia,
la noncuranza propria e del prossimo sono i risultati.
I loro sfoghi viaggiano fra i condotti dell'anima
e straboccano dove le guarnizioni sono malandate.
Fanno un pieno di vita, ma in riserva con le idee,
sono succubi e impotenti di fronte al boss.
Troppi abusi, in sei righe non avranno anche la rima.


Ed infine lui,
nell'eterno gioco delle propensioni, con mille assi da giocare
e un solo modo di rompere i coglioni.
Della sua simpatia, Dio non me ne voglia,
ben mi guarderei dal farmene famiglia
poichè di questi tempi, i parti sarebbero prematuri
tanto ricchi di fiele da fare gli spergiuri.
Ma che non rimanga solo, non sia mai
sempre bersagli facili, a creare guai,
lordando il suo cammino di due soddisfazioni
ultimi aridi balocchi per l'anima mai sazia,
cigno nero fra i leoni.

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