giovedì 29 maggio 2008

Life in Dublin, chapter 2


I koreani ci invitano a casa loro per cena.
Mi son stati presentati dal mio amico Gianni che li frequenta da più tempo, io li conosco da poco più di tre settimane.
Mi ritrovo sulla loro soglia di casa un pò intimidito e molto curioso, con due bottiglie di vino prese in tutta fretta dal supermercato più vicino.
Dopo l’accoglienza e lo schiocco dei baci ci catapultiamo subito nella cucina/soggiorno.
Ho poco tempo per osservare la casa su più piani, molto intima e ben arredata. Il parquet colora tutta la cucina. La cuoca-padrona di casa non porta ciabatte, gira tranquillamente in calzini bianchi.
Avevano detto che per l’occasione avrebbero preparato il tipico “barbecue Koreano”, il loro piatto forte, ed il profumino che vien fuori dalle pentole è la piacevole conferma.
Durante la cena si beve una bevanda alcolica molto forte, e al posto dei bicchieri ci propinano tazze da colazione. Praticamente come buttar giù Jack Daniels in un tazzone da caffellatte pieno fino all’orlo.
Pasteggiando ovviamente...
Non ricordo assolutamente il nome della bevanda, ma vi assicuro che solo dalla forma funesta della bottiglia e dalle scritte sull’etichetta è di quelle che promettono bene.
Questo barbecue ha una salsa leggermente piccante. Nei piattoni sbucano dei peperoni anch’essi “leggermente” piccanti, il tanto che basta per accendere una sigaretta dopo cena con un colpo d’alito. Tutti ne assaggiano uno a turno, arriva il mio momento e inizialmente declino l’offerta, vedendo Gianni che dopo l’assaggio si confondeva con il rosso dell’abat-jour dietro di lui. Ma non voglio stare fuori dal coro, assaggio anch’io…non lo trovo piccantissimo, ne ho visti di peggio, (credo mi sia andata di culo trovando un peperoncino benevolo..) ma in ogni caso ci vuole un po’ della cara bevanda a 60 gradi per ammortizzare il piccante.
Per la serie “non mollare mai”.
Si parla sempre tanto. I classici vuoti sfocianti in momenti di silenzio sono totalmente assenti.
Le ragazze si preoccupano molto di carpire il gradimento degli ospiti. A capo tavola di fronte a me la cuoca ha il pieno controllo della situazione, vuole che tutto sia perfetto e cerca di farsi capire in tutti i modi, anche perchè i koreani quando parlano Inglese hanno degli accenti pazzeschi, e quando non capisci una parola è perchè è destinata all'anonimato, e anche se gli chiedi di ripetertela 3 volte è meglio esortarli in ogni caso ad usare un sinonimo.
Fra i commensali c’è anche un’irlandese molto simpatica che abita con loro. Ma parla troppo in fretta, e salta di palo in frasca con svariate argomentazioni. Ha una pettinatura di quelle che ti rimangono quando ti lavi i capelli e li asciughi con l’asciugamano senza pettinarti dopo. Molti suoi “mmmh”, gesti di assenso e risate repentine ne fanno una schizzata davvero divertente. Ma dopo ogni brindisi con l’allegra bevanda ritorna normale. Mi vuole trascinare nei soliti discorsi risaputi di “Italiani da spaghetti a volare di Modugno”, ma non essendo io un turista del weekend trovo interessanti le sue argomentazioni come un pinguino può trovare interessante una scimmia urlatrice.
Le dico di fare un altro brindisi e di girare la ruota per comporre altre frasi, “It’s better”...
La cena dura tre ore. Tante pause. Sono l’unico fumatore e chiedo di poter aprire la porta finestra per uscire a fumare. Ma quando sei l’unico fumatore e loro sono l’allegra brigata dell’anti smoking center ti guardano tutti male...
La cena come la loro cortesia è stata squisita, dopo una settimana son venuti a cena da noi…

venerdì 23 maggio 2008

Poeti maledetti e Rockstar











L’innammorato è preda impotente della donna,
quest’essere satanico o celestiale, non importa da dove provenga...
Apre le porte ad un “Infinito che amo e che non ho mai conosciuto”…in questa perdizione totale, fra atmosfere tetre e lugubri…nel tempo di un nanosecondo la pazzia che trasporta dal profondo dell’abisso al fulgore delle stelle..
Sensazioni che arrivano a toccare i limiti estremi dello scibile umano, percezioni diametralmente opposte, quel binomio amore-morte tanto urlato da poeti storici come da moderni cantautori e rockstar.

Charles Baudelaire, "Les Fleurs Du Mal":
“Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso Bellezza?..
Il tuo sguardo divino e infernale dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine…
L’innamorato ansante piegato sull’amata pare un moribondo che accarezza la tomba
Da Satana o da Dio che importa, Angelo o Sirena,
Se tu ci rendi – fata dagli occhi di velluto
Ritmo, profumo luce, mia unica regina –
meno odioso l’universo, meno pesante il minuto?”


Aerosmith "Crazy":
«... Vieni qui baby..
lo sai che mi fai impazzire...il modo in cui sfrutti i tuoi tiri mancini..
Quel tipo d’amore
rende schiavo un uomo..
Quel tipo d’amore spedisce un uomo dritto alla tomba…
Impazzisco baby, impazzisco per te..
[...]..I need your love, honey...yeah...”

venerdì 16 maggio 2008

Tra le tante che conosco ecco la mia "Vorrei"..

La parola "vorrei" è stata oggetto di ispirazione per molti autori in molte canzoni.
Alcuni ne hanno fatto un ritornello e un titolo splendido, come Battisti (o per meglio dire Mogol) con la loro "Io vorrei non vorrei ma se vuoi"..
Cesare Cremonini con la sua "Vorrei" ha dato vita ad una romanza fin troppo mielosa..
I Pink Floyd con la loro "wish you were here" (vorrei che fossi qui), un capolavoro immortale.
Ora mi vengono in mente solo questi pochi esempi..
Credo comunque che questa del "magister vitae" Francesco Guccini sia la più bella "vorrei" che conosco.


Vorrei conoscer l' odore del tuo paese,
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell' aria sale e maggese,
gli aromi della tua salvia e del rosmarino.
Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero
parlando con me del tempo e dei giorni andati,
vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero,
come se amici fossimo sempre stati.
Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci
e i ciuffi di parietaria attaccati ai muri,
le strisce delle lumache nei loro gusci,
capire tutti gli sguardi dietro agli scuri

e lo vorrei
perchè non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...

Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c'è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso d' un rabbuiarsi e del tuo gioire;
vorrei tornare nei posti dove son stato,
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
e per farmi da te spiegare cos'è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l' universo.
Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell' Appennino dove risuona
fra gli alberi un' usata e semplice tramontana

e lo vorrei
perchè non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...

Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo
impliciti dentro al semplice tuo camminare
e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.
Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che l' oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all' infinito...

lunedì 12 maggio 2008

Da leggere tutto d'un fiato: Fred Uhlman - "L'amico ritrovato"


Storia di due ragazzi sedicenni che frequentano la stessa classe, Hans e Konradin, uno figlio di un medico ebreo, l'altro di una ricca famiglia aristocratica, nella germania degli anni trenta. L'amicizia nata tra i banchi di scuola,coltivata giorno dopo giorno con semplicità e purezza, rafforzata dalle incomprensioni e dalle dure prove che inesorabilmente i due incontrano sulla loro strada.
La vita di quegli anni, macchiata dall'ideologia dominante, porta Hans ad allontanarsi dal suo paese e dal caro amico Konradin.
Il finale a sorpresa è stupendo, degna chiusura di un così bel racconto.

sabato 10 maggio 2008

Il grande Faber, il mio ricordo..


Quando avevo 9 anni ricordo ancora quei primi accordi sulla pianola..
In quelle vecchie classi..le mattonelle scolorite e scalfite ai bordi,le lettere dell'alfabeto distribuite sulle pareti con un movimento circolare,come colori dell'arcobaleno sullo sfondo di un cielo plumbeo,i nostri disegni prima con gli acquarelli e poi con le amate tempere, una fila allora sterminata di piccoli banchi verdastri dalle gambette sottili,con le gomme per cancellare sotto le basi dei piedi per non farli traballare..
La maggior parte dei miei compagni di classe erano intenti a suonare le prime note della pubblicità della pasta Barilla..io dopo 11 secondi netti mi rompevo le scatole di quel motivetto, e rimanevo a suonare solo per me "Andrea" o "La canzone di Marinella"..
Fortuna volle che tra quell'andi e rivieni di grembiuli e scarpette da tennis striate dall'erba dei giardini avevo un compagno di banco e una compagna di classe che appena sentivano il sol maggiore che introduceva il motivetto di "Andrea" si avvicinavano con la pianola.."hey la conosco!!.." Anche tu?? WOW!! E la "Guerra di Piero" la sai? Come no..!!..E' un miracolo che qualcuno conosca queste quattro note che sto suonando..!!
E così tutto è iniziato...
Dopo tanti anni ne è passata di acqua sotto i ponti..e con quanti ho condiviso DeAndrè..Da "Bocca di rosa" a "Canzone dell'amore perduto" dal "Pescatore" fino ai capolavori che ancora oggi vibrano nelle mie corde, da solo e in compagnia, ogniqualvolta devo cercare il sublime in musica.
Per quel che mi riguarda, nel caso di Via del campo, la perfezione.

giovedì 1 maggio 2008

Dublino, in una vetrina di un bar con la mia amica koreana


Ci siam dati appuntamento con un sms, nel giro di tre semplici parole in un inglese semplice e perfetto..O'Connell street, di fronte alla libreria.
La vedo arrivare con passo svelto..un mese prima avrei avuto difficoltà a riconoscerla prontamente, a primo acchito i visi e i loro tratti somatici mi sembravano tutti uguali..Oggi la riconosco da lontano, nel mezzo di un fiume di gente in pieno centro.
Dopo una mezz'ora di ricerche troviamo il bar che soddisfa entrambi. Eccoci qua, nella vetrina di un locale in Grafton Street.
Il suo inglese è ottimo, vive qui da più tempo..Ma se le faccio notare che è perfetto nega categoricamente.
Essendo arrivato da poco ho un inglese buono ma non perfettamente fluido..Ho paura di non trovare le parole, di avere dei vuoti e non sapere come sostituire alcuni termini..
Lei si accorge di questa mia paura, ma prontamente ha sempre buone parole, sul mio inglese "very good" per essere qui da solo un mese, e sul fatto che in classe son quello che sa comunicare meglio. Sarà perchè mi diverto.
Anche se siamo ad aprile fa un freddo boia e dalla vetrina spunta in sordina la solita pioggia dublinese.
Ordiniamo due cioccolate. Arrivano in due tazze di quelle con forme e disegni e da collezione.
Alcune aggiunte sulla panna sono diverse, qui non c'è bisogno di parole...basta una semplice occhiata per capirsi, facciamo scivolare velocemente e simultaneamente le nostre tazzine..si gusta, si approva e si rifà il giro.
Si parla dell'estate che arriverà qui, e di come la si vive nei rispettivi paesi.
Ognuno ha voglia di di raccontarsi, ma bisogna farlo bene perchè la fretta nel parlare fa scappare qualche termine nelle nostre madrelingue..ci si accorge dopo qualche secondo..si sorride pensando che l'altro abbia detto una castroneria, o meglio ancora, come quando si dice una parola sottacqua da bambini.
La sua gentilezza è unica, quando elabora le frasi gesticola molto con le mani, forse perchè lo vede da me, gli italiani tendono sempre a gesticolare..
Quando sorride la prima volta porta la mano col cucchiano vicino alle labbra. Dalla seconda volta in poi ho il piacere di vedere il suo sorriso esplodere per intero.
Ogni 3 minuti aggiusta due ciocche di capelli dietro l'orecchio. All'ennesima volta le dico "just one moment", le fermo i capelli e le dico "Now you can talk". Sorride.
Mi ricorda la mia prima settimana di lezioni, quando ho gettato le prime basi per diventare un simpatico rompi palle. L'insegnante cancellava la lavagna solo sotto mio preciso ordine e dopo si avvicinava a portarmi il pennarello. (..E' stato divertente, da quel giorno in poi si sarebbe fatta sempre la pausa al caffè insieme con il giovane prof).
Arriva il cameriere per chiederci se le cioccolate sono ok, ma non siamo attenti, ci ripete di nuovo e facciam fatica a rispondere, come se avessimo problemi di Inglese anche per dire "Ok".
Le battute oramai volano veloci. Passiamo in rassegna le principali lingue del mondo impersonificate in coloro che conosciamo. E' un modo simpatico per sorridere di chi ci sta antipatico a scuola, ma anche per fare autoironia spicciola.
Le chiedo se deve rientrare suibito e la risposta è "later". Il later si trasformerà in tutto il pomerggio e sera.
In Irlanda questo tipo di pioggia fitta e leggera è al solito l'immutabile pegno da pagare per vivere nella città di Oscar Wilde. Ma stasera usciti dal bar senza neanche accorgersi di tutto ciò che c'è attorno, could be better.