Life in Dublin Chapter 2


I koreani ci invitano a casa loro per cena.
Mi son stati presentati dal mio amico Gianni che li frequenta da più tempo, io li conosco da poco più di tre settimane.
Mi ritrovo sulla loro soglia di casa un pò intimidito e molto curioso, con due bottiglie di vino prese in tutta fretta dal supermercato più vicino.
Dopo l’accoglienza e lo schiocco dei baci ci catapultiamo subito nella cucina/soggiorno.
Ho poco tempo per osservare la casa su più piani, molto intima e ben arredata. Il parquet colora tutta la cucina. La cuoca-padrona di casa non porta ciabatte, gira tranquillamente in calzini bianchi.
Avevano detto che per l’occasione avrebbero preparato il tipico “barbecue Koreano”, il loro piatto forte, ed il profumino che vien fuori dalle pentole è la piacevole conferma.
Durante la cena si beve una bevanda alcolica molto forte, e al posto dei bicchieri ci propinano tazze da colazione. Praticamente come buttar giù Jack Daniels in un tazzone da caffellatte pieno fino all’orlo.
Pasteggiando ovviamente...
Non ricordo assolutamente il nome della bevanda, ma vi assicuro che solo dalla forma funesta della bottiglia e dalle scritte sull’etichetta è di quelle che promettono bene.
Questo barbecue ha una salsa leggermente piccante. Nei piattoni sbucano dei peperoni anch’essi “leggermente” piccanti, il tanto che basta per accendere una sigaretta dopo cena con un colpo d’alito. Tutti ne assaggiano uno a turno, arriva il mio momento e inizialmente declino l’offerta, vedendo Gianni che dopo l’assaggio si confondeva con il rosso dell’abat-jour dietro di lui. Ma non voglio stare fuori dal coro, assaggio anch’io…non lo trovo piccantissimo, ne ho visti di peggio, (credo mi sia andata di culo trovando un peperoncino benevolo..) ma in ogni caso ci vuole un po’ della cara bevanda a 60 gradi per ammortizzare il piccante.
Per la serie “non mollare mai”.
Si parla sempre tanto. I classici vuoti sfocianti in momenti di silenzio sono totalmente assenti.
Le ragazze si preoccupano molto di carpire il gradimento degli ospiti. A capo tavola di fronte a me la cuoca ha il pieno controllo della situazione, vuole che tutto sia perfetto e cerca di farsi capire in tutti i modi, anche perchè i koreani quando parlano Inglese hanno degli accenti pazzeschi, e quando non capisci una parola è perchè è destinata all'anonimato, e anche se gli chiedi di ripetertela 3 volte è meglio esortarli in ogni caso ad usare un sinonimo.
Fra i commensali c’è anche un’irlandese molto simpatica che abita con loro. Ma parla troppo in fretta, e salta di palo in frasca con svariate argomentazioni. Ha una pettinatura di quelle che ti rimangono quando ti lavi i capelli e li asciughi con l’asciugamano senza pettinarti dopo. Molti suoi “mmmh”, gesti di assenso e risate repentine ne fanno una schizzata davvero divertente. Ma dopo ogni brindisi con l’allegra bevanda ritorna normale. Mi vuole trascinare nei soliti discorsi risaputi di “Italiani da spaghetti a volare di Modugno”, ma non essendo io un turista del weekend trovo interessanti le sue argomentazioni come un pinguino può trovare interessante una scimmia urlatrice.
Le dico di fare un altro brindisi e di girare la ruota per comporre altre frasi, “It’s better”...
La cena dura tre ore. Tante pause. Sono l’unico fumatore e chiedo di poter aprire la porta finestra per uscire a fumare. Ma quando sei l’unico fumatore e loro sono l’allegra brigata dell’anti smoking center ti guardano tutti male...
La cena come la loro cortesia è stata squisita, dopo una settimana son venuti a cena da noi…

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